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(LA RESPONSABILITÀ DELLA VERSIONE ITALIANA DEGLI ARTICOLI PUBBLICATI NEL BLOG DEL PROFESSOR NAVARRO È DEL TRADUTTORE, MICHELE ORINI)

Articolo pubblicato da Vicenç Navarro sulla rubrica “Pensamiento Crítico” sul giornale PÚBLICO, il 2/12/2013

In questo articolo si indica che la crisi non ha influenzato i settori più abbienti della popolazione, che traggono il proprio reddito dal capitale (ed in particolare dal capitale finanziario), il quale ha accresciuto le loro dimensioni ed opacità con l’aiuto dello Stato.

Il titolo di questo articolo non è del tutto appropriato, perché si sottintende che prima di uscire da una crisi una persona deve previamente esserci stato, ed invece ci sono persone che in questi anni non hanno mai sperimentato problemi di natura economica. In realtà, diversi studi mostrano che nella maggior parte dei paesi che si affacciano sui due lati dell’Atlantico settentrionale, il 10% più abbiente della popolazione (e non solo l’1%) non è mai stato in crisi. Al contrario, ha approfittato della crisi del restante 90% della popolazione per aumentare ulteriormente la propria ricchezza, sia in termini di redditi che di proprietà. I numeri parlano da soli.

Per esempio, negli Stati Uniti, dove in generale i dati sono attendibili, i numeri mostrano che la maggior parte della ricchezza generata in questi anni di crisi è finita nelle tasche del 10% più abbiente. Robert Reich (che fu ministro del lavoro durante la presidenza Clinton, e che da quando ha lasciato il suo posto è diventato una delle voci più critiche nei confronti dello stato federale americano e della sua strumentalizzazione da parte del capitale finanziario, ovvero dal sistema bancario, strumentalizzazione per altro in atto anche mentre lui stesso lavorava per l’amministrazione Clinton) ha scritto moltissimo su questi temi, indicando che per la borsa (cioè Wall Street, il centro della finanza nordamericana) le cose sono andate molto bene, ma proprio molto molto bene. La borsa ha guadagnato moltissimo negli ultimi anni di crisi. Solo quest’anno è cresciuta di un impressionante 24%, ed il maggior beneficiario di quest’aumento è proprio il 10% della popolazione più abbiente, che possiede l’80% di tutte le azioni quotate in borsa (ed è molto probabile che una situazione simile si sia verificata anche in Spagna). Robert Reich, che è professore di Politiche Pubbliche all’Università californiana Barkeley, fa anche riferimento ad un sondaggio effettuato tra le famiglie nordamericane, effettuato dalla American Affluence Research Center, nel quale le famiglie appartenenti al 10% più abbiente della popolazione dichiarano che la loro situazione finanziaria è molto migliore adesso che durante gli anni che hanno preceduto la crisi.

Nel frattempo, la situazione del 90% restante della popolazione continua ad essere più che preoccupante. Il 75% della popolazione dichiara che la situazione economica è negativa o di povertà. Difficilmente si potrebbe raggiungere un tale livello d’insoddisfazione. E quest’insoddisfazione è dovuta alla sofferenza generalizzata tra la popolazione. La percentuale di bambini che negli USA riceve o ha ricevuto dei sussidi da parte dello stato federale e/o statale per comprarsi da mangiare, ha ormai raggiunto il 50%, la stessa percentuale riscontrata tra gli adulti nella fascia di età tra i 18 ed i 65 anni. Mai in precedenza si erano raggiunti questi livelli di dipendenza da contributi statali, incluso per coprire bisogni basici e vitali come l’alimentazione.

Ciò che è molto importante sottolineare è come questo spaventoso aumento delle diseguaglianze (una minoranza molto ricca che si è arricchita ulteriormente a spese della maggioranza della popolazione che si è impoverita) è conseguenza delle politiche pubbliche portate avanti dal governo federale, che ha aiutato tantissimo, ed ad ogni costo, il capitale finanziario, cioè le banche e quella che negli USA viene chiamata la Corporate Class, classe della quale fanno parte i proprietari ed i gestori delle grandi aziende (corporation) del paese. La signora Elizabeth Warren (senatrice progressista del governo statunitense) ha recentemente denunciato in uno studio di revisione delle agenzie regolatrici del sistema bancario (video disponibile sul mio blog www.vnavarro.org) come sia imperdonabile il fatto che le grandi banche, responsabili della crisi, siano oggi ancora più grandi ed opache che all’inizio della crisi stessa, e come tutto ciò sia anche frutto dell’aiuto del governo federale. Secondo la senatrice Warren, le quattro banche più importanti degli USA sono cresciute nientepopodimeno che del 30% dall’inizio della crisi, e controllano più del 50% di tutti gli attivi bancari del paese. Ad ogni modo il sistema bancario e le compagnie assicurative, che sono state enormemente beneficiate durante la crisi, non sono le sole ad averci guadagnato, ed altri settori della Corporate Class ne hanno approfittato enormemente. Qual è la ragione di quest’aiuto massiccio e senza precedenti che la Corporate Class ha ricevuto dal governo?

La risposta è facile da trovare: basta vedere chi finanzia le campagne elettorali del Congresso statunitense. Il lettore può trovare la risposta per esempio in una relazione pubblicata dal centro Citizens United, nella quale vengono analizzati i finanziamenti ai partiti per la campagna elettorale del 2012. La lista di coloro che hanno contribuito con donazioni ai candidati mostra chiaramente chi è al servizio di chi. Le maggiori aziende del sistema bancario di Wall Street, le grandi compagnie assicurative, le gradi compagnie energetiche, l’Americal Petroleoum Institute, Exxon Mobil, eccetera eccetera … sono chi finanzia il Congresso degli USA. E la Spagna sta andando in questa direzione in maniera molto rapida ed a passo forzato. Qualcuno ha forse dei dubbi sul fatto che i partiti che governano oggi in Spagna ed in Catalogna abbiano ricevuto soldi dalle grandi compagnie, banche comprese?

La realtà è che la stragrande maggioranza dei partiti politici (e dei mezzi di comunicazione e persuasione) sono indebitati fino al collo con le banche, che esercitano un enorme potere politico, senza che nessuno le abbia elette. In una democrazia dove, in teoria, ogni cittadino deve poter avere nel processo politico lo stesso potere decisionale, i banchieri hanno moltissima (e ripeto, moltissima) più influenza politica che Lei ed io. In realtà sono proprio loro che comandano (vedasi il mio libro, scritto con Juan Torres, “Los Amos del Mundo. Las armas del terrorismo financiero”). E c’è ancora chi ha la sfacciataggine di chiamare questo sistema democrazia.

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