feb 25

(LA RESPONSABILITÀ DELLA VERSIONE ITALIANA DEGLI ARTICOLI PUBBLICATI NEL BLOG DEL PROFESSOR NAVARRO È DEL TRADUTTORE, MICHELE ORINI)

Intervista realizzata al Professor Navarro dalla rivista Aquí Europa, con base a Bruxelles

1. Chi sono i padroni dell’Europa? Li conosciamo, o si nascondono nell’ombra?

Il capitale finanziario – che comprende le banche, gli hedge funds, le compagnie assicurative ed altre istituzioni finanziarie – include i gruppi di pressione più importanti dell’Unione Europea, che attraverso l’enorme influenza che esercitano su istituzioni quali la Commissione Europea, la Banca Centrale Europea (BCE) ed il Fondo Monetario Internazionale, stanno imponendo le politiche di austerità che stanno danneggiando enormemente il benessere delle classi popolari.

Il loro obiettivo è lo smantellamento del Welfare State e la privatizzazione della previdenza sociale, aree che sperano di poter intercettare ed usare per i loro investimenti finanziari. Attraverso i mezzi di informazione e le istituzioni accademiche, sulle quali esercitano ugualmente una grande influenza, hanno sviluppato e promosso l’ideologia neoliberale, la quale è diventata il dogma delle istituzioni che governano l’euro. Questa situazione non è nuova. Nella maniera nella quale è stato progettato l’euro e la sua amministrazione vi è implicita l’ideologia neoliberale, ed il suo obiettivo, ovvero l’indebolimento gli Stati. La BCE n’è un esempio. La BCE non è una banca centrale, ma una lobby delle banche. Se tutti i soldi che la BCE ha prestato alle banche fossero stati prestati agli Stati, oggi non avremmo il cosiddetto problema del debito pubblico.

2. Grosso modo, quanti rappresentati di questo potere si trovano al vertice delle principali istituzioni europee?

Una maniera per misurare questa influenza è vedere quanti banchieri o professionisti relazionati con le istituzioni finanziarie private occupino posti di spicco nel governo dell’euro. Il loro numero è elevatissimo. E tra l’altro questo calcolo corre il rischio di non includere quei professionisti che, senza essere banchieri, seguono fideisticamente l’ideologia promossa dalle banche, ovvero i dirigenti neoliberali dell’Eurozona, che rappresentano un’ampia maggioranza.

3. Potrebbe darci qualche nome o pista?

La lista è troppo lunga. Tutta la struttura della BCE, capeggiata dal Signor Mario Draghi (un banchiere), è neoliberale. Faccia un paragone con la Federal Reserve Board negli Stati Uniti. Il suo presidente ha dichiarato che uno degli obiettivi di tale istituzione è stimolare l’economia e la creazione di posti di lavoro. Draghi sta ribadendo che ciò non è responsabilità della BCE. Il contrasto è enorme.

4. Nel 2002, molto prima che scoppiasse l’attuale crisi economica e finanziaria, Lei ha pubblicato un libro: “Bienestar Insuficiente, Democracia Incompleta: Sobre lo que no se habla en nuestro país.” (Benessere insufficiente, democrazia incompleta: ciò di cui non si parla nel nostro paese). Continuando su questa linea, qual’è la qualità della democrazia in Europa e, in particolar modo, in Spagna? Si è cominciato a parlare dei temi che allora erano tabù?

La democrazia è molto limitata. Molteplici indicatori lo dimostrano. A partire dall’impossibilità di criticare il capo dello stato, fino alla scarsissima diversità ideologica dei mezzi di comunicazione di maggior diffusione, senza dimenticare l’enorme difficoltà di indire referendum all’interno di un sistema elettorale che è deliberatamente squilibrato a favore delle forze conservatrici. La democrazia europea si è deteriorata molto a causa del potere del capitale finanziario. Oggi un gran numero di governi stanno applicando politiche di austerità, che stanno danneggiando il benessere della popolazione, senza che queste siano mai state approvate dai cittadini, visto che non stavano nei programmi elettorali dei partiti di governo.

5. Come si potrebbe rivitalizzare la democrazia nella UE?

Attraverso un cambiamento profondo, che dovrebbe includere vari elementi, come per esempio: 1) Un maggior protagonismo del Parlamento Europeo, che oggi ha scarsissima influenza sulle riforme che si stanno portando avanti nella UE e nella Eurozona; 2) Una Commissione Europea che cambi la sua connotazione neoliberale e che risponda al Parlamento Europeo; 3) Una Banca centrale Europea che sia una banca centrale, che smetta di essere una lobby delle banche e che dipenda da e risponda dinnanzi al Parlamento Europeo. E che assuma come obiettivo quello di creare pieno impiego oltre che a controllare l’inflazione, come fa la Federal Reserve negli Stati Uniti; 4) Facilitare la creazione di banche pubbliche che garantiscano la disponibilità di credito; 5) Europeizzare il debito pubblico degli Stati, proteggendoli dalla speculazione finanziaria; 6) Stabilire le condizioni legali per creare contratti collettivi a livello della UE e dell’Eurozona; 7) Cambiare il Patto di Stabilità e renderlo anche Patto di Crescita, cosa non prevista dal patto di stabilità;  8 ) Facilitare la possibilità di indire referendum a livello europeo; 9) Stabilire criteri sociali come condizioni di permanenza. Per esempio, esigere che la disoccupazione non possa superare il 6%; 10) Garantire i diritti universali, attraverso una legislazione del lavoro che assicuri la protezione sociale, e che includa un salario minimo europeo.

Questi sono esempi di interventi che tenderebbero a democratizzare le istituzioni europee. Senza questa democratizzazione non ci sarà nessun cambio. Questa democratizzazione è necessaria ed urgente per cambiare le forze politiche che controllano la troika. Le dichiarazioni del Commissario europeo per gli affari economici e monetari, Olli Rehn, che ancora oggi insiste con le politiche di austerità, sono penose. Il suo dogmatismo neoliberale, impermeabile ai fatti, sta portando l’Europa al disastro. Ma oltre che dogmatici, i signori che governano l’Europa, sembrano straordinariamente ignoranti. Sembrano non sapere che, nonostante la Spagna avesse un surplus pubblico, ciò non le impedì di precipitare nella crisi. È patetico. In qualsiasi master in Economia Politica o di Politiche Pubbliche, sarebbero stati bocciati.

Ciononostante, anche l’alternativa, ovvero i partiti di centro-sinistra che hanno governato in passato, deve cambiare sostanzialmente. Può darsi che la crescita dei partiti alla loro sinistra li forzi a cambiare. Si trovano ancora bloccati nel pensiero neoliberale che ha configurato la Terza Via. Queste forze politiche sono state complici della creazione dell’architettura istituzionale che adesso indebolisce enormemente gli Stati. In realtà, il fatto che non appaiano alternative al neoliberalismo spiega come mai un numero sempre maggiore di forze politiche, oggi minoritarie, stiano considerando di poter uscire dall’euro, cosa che non è da escludere come soluzione. Il peggior scenario possibile è che si mantenga lo status quo. Non si possono condannare paesi ad avere un tasso di disoccupazione del 26% per vari anni. Questo è intollerabile!

6. Strumenti di partecipazione come il “Diritto d’iniziativa dei cittadini europei” o le consultazioni pubbliche aiutano a rivitalizzare la partecipazione politica degli europei o sono solo miraggi?

Credo che le alternative allo status quo debbano provenire dai cittadini, dai movimenti sociali e dai sindacati. Questi ultimi hanno più potere di quello che credono. Se si mobilitassero a livello europeo potrebbero ottenere un impatto che adesso non hanno. In quasi tutti i paesi i sindacati rappresentano le associazioni più grandi di persone.

7. Esiste un’autentica cittadinanza europea?

È ovvio che non esiste una cittadinanza europea. In realtà, le politiche che si stanno portando avanti, stanno allontanando i cittadini dei diversi paesi membri della UE dall’idea di cittadinanza europea.

8. La democrazia diretta delle antiche polis greche si può coniugare con la democrazia degli europei moderni, esercitata su scala continentale?

Non c’è motivo per cui la dimensione possa ostacolare la democrazia. Gli Stati Uniti sono una democrazia e le sue enormi limitazioni non sono dovute alle sue dimensioni, ma all’eccessivo potere esercitato dai gruppi finanziari e dalle grandi aziende nel processo elettorale, alla privatizzazione di tale processo, ed anche al sistema elettorale bipolare che nega la proporzionalità. Un esempio di ciò è che dopo le ultime elezioni il partito Democratico ha vinto le elezioni sia al Senato che alla Camera Bassa, ma ciò nonostante è il partito Repubblicano che controlla la Camera. Però, il sistema di referendum a livello locale e statale funziona abbastanza bene.

9. Il XX secolo ci ha insegnato che i tempi di crisi sono un brodo di coltura propizio all’emergere di regimi totalitari sostenuti da grandi settori della popolazione. In Europa si corre il rischio di assistere all’ascesa di un nuovo Hitler? La società europea ha imparato la lezione o possiamo commettere gli stessi errori?

Oggi il disincanto e la rabbia verso le istituzioni europee sono enormi. Le istituzioni che governano l’Eurozona, capeggiate dal pensiero neoliberale, si sono giustamente guadagnate un gran discredito. Il timore non è che torni il nazismo. Il timore è che la situazione esistente continui senza che ci sia un cambio. Questo sarebbe la peggior prospettiva. La rabbia verso l’Europa per le strade è enorme.

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