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(LA RESPONSABILITÀ DELLA VERSIONE ITALIANA DEGLI ARTICOLI PUBBLICATI NEL BLOG DEL PROFESSOR NAVARRO È DEL TRADUTTORE, MICHELE ORINI)

Articolo pubblicato da Viçenc Navarro sulla rivista digitale SISTEMA, 15/03/2013

In questo articolo viene analizzato il contesto politico ed economico che portò all’insturazione del nazismo e del fascismo in Europa, e si mostrano le analogie esistenti con la situazione attuale in Europa.

Uno dei miti che si sono trasmessi con maggior frequenza nella letteratura economica che ha cercato di spiegare la depressione economica nell’Europa continentale agli inizi del XX secolo, è quello secondo il quale è stata un’elevata inflazione a creare un dissesto economico tale in Germania da determinare la vittoria di Hitler, e l’instaurazione del nazismo per via democratica. Si dice e si ripete costantemente (ed in maniera erronea) che la popolazione tedesca ha una paura pressoché patologica dell’inflazione, dovuta al fatto che essi ricordano che fu proprio un’elevata inflazione a spianare le porte ad Hitler. Persino la Signora Merkel ha citato questa teoria per giustificare le politiche di austerità che oggi sta imponendo al resto dell’Eurozona.

Eppure i dati (facilmente reperibili) non supportano questa teoria. Furono i tagli alla spesa pubblica e la riduzione dei salari che la Repubblica di Weimar applicò per ridurre il deficit ed il debito pubblico che crearono la Grande Depressione in Germania e nel resto dell’Europa. Questi tagli causarono un aumento della disoccupazione, una forte inflessione della domanda ed il crollo dell’economia verso la Grande Depressione.

In un interessante articolo Fabian Lindner compara ciò che sta succedendo in Grecia con ciò che avvenne in Germania durante la Grande Depressione (“Greece is like Germany’s Weimar Republic”. Social Policy Journal), e mostra come la Germania, bloccata dal valore della sua moneta (fissato al Golden Standard) e con un enorme debito con gli Stati Uniti (dovuto ad un enorme quantità di denaro chiesto in prestito per ricostruire il paese dopo la sconfitta della I guerra mondiale), tagliò la sua spesa pubblica ed entrò nella Grande Depressione, perdendo il 15% del suo PIL (la Grecia ha perso il 20% del PIL).

La depressione fu la causa della vittoria elettorale di Hitler che seguì una politica keynesiana (da manuale) per uscire dalla depressione. La spesa pubblica esplose durante i preparativi della II Guerra Mondiale, e lo stesso avvenne negli Stati Uniti per mano del presidente Roosevelt. Tale industrializzazione fu finanziata dalle banche Deutsche Bank, Commerzbank e Dresdner Bank, che furono nazionalizzate.

Ciononostante, il governo tedesco non permette alla Grecia un aumento della spesa pubblica, ed insiste nel perseguire le politiche di austerità che portarono la Germania al disastro.

L’aumento del fascismo in Grecia sta seguendo una dinamica quasi identica. E non solo in Grecia. Lo stiamo osservando in Francia, Germania, Gran Bretagna, ed anche in Portogallo, Italia e Spagna, così come in molti paesi dell’Est Europa. Il fasciamo è al governo in Ungheria e sta acquisendo gran potere in Polonia.

L’analisi più accurata del contesto politico della Grande Depressione che portò al nazismo tedesco ed al fascismo europeo è quella del grande analista Karl Polanyi, autore del libro “La Grande Trasformazione”.  L’insofferenza della popolazione verso le istituzioni rappresentative, incapaci di risolvere l’enorme sofferenza creata dalle politiche pubbliche portate avanti dallo Stato, aumentò l’ostilità nei confronti di tali istituzioni, facendo si che tutti i partiti politici fossero identificati come parte di una classe oppressora incapace di rispondere alle necessità popolari. C’era una componente logica e razionale in tale rifiuto.

Il nazismo ed il fascismo si distinsero per le loro posizioni profondamente ostili verso la democrazia, e per far credere che la soluzione fosse apolitica e di carattere autoritario e tecnocratico, capace di imporre soluzioni impopolari, che si consideravano necessarie per poter uscire dalla crisi.

La narrativa del Partito Popolare spagnolo e delle voci conservatrici e liberali in Spagna, si avvicina a questo discorso ed assume a volte tinte apolitiche. Ed il governo (che si presenta come apolitico) giustifica il suo diritto a governare per “sentimento patriottico” (come dice il Presidente Rajoy, “faccio ciò che devo fare”), senza alcun sentore di responsabilità verso i cittadini o l’elettorato.

L’alternativa democratica non è la antipolitica espressa in quella frase secondo cui “tutti i partiti sono uguali”, ma al contrario è la politica che desidera democratizzare la società, espandendo il significato stesso di democrazia, esigendo partecipazione nel governo del paese da parte dei cittadini, con un cambiamento rivoluzionario delle istituzioni democratiche. Senza questa democratizzazione, le due alternative che si stanno configurando oggi in Europa sono, o la tecnocrazia “apolitica” del Governo Monti in Italia, o un governo autoritario di ultra-destra, simile a quello ungherese. Il famoso motto “socialismo o barbarie” dovrebbe essere modificato in “democrazia o brabarie”. In assenza di un’alternativa democratica, stiamo andando oggi verso un disastro che implica sofferenze enormi per le classi popolari, realizzato per la gloria delle élites finanziarie ed economiche al governo.

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