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(LA RESPONSABILITÀ DELLA VERSIONE ITALIANA DEGLI ARTICOLI PUBBLICATI NEL BLOG DEL PROFESSOR NAVARRO È DEL TRADUTTORE, MICHELE ORINI)

Articolo pubblicato da Vincenç Navarro sulla rivista digitale SISTEMA, il 30/11/2012

Questo articolo segnala che esiste un falso ottimismo all’interno dell’Establishment che governa l’Eurozona, dovuto alla convinzione che si stiano adottando le misure appropriate per risolvere la crisi finanziaria e ridurre il debito pubblico. In questo articolo si spiega che non si stanno prendendo le misure necessarie per stimolare la crescita economica e per permettere all’Eurozona di uscire dalla crisi. Queste sono le misure più urgenti e necessarie, ma vengono ostacolate dalle politiche di austerità e dissoluzione del Walfare State, attraverso la diminuzione dei salari che rendono impossibile la crescita economica.

(LA RESPONSABILITÀ DELLA VERSIONE ITALIANA DEGLI ARTICOLI PUBBLICATI NEL BLOG DEL PROFESSOR NAVARRO È DEL TRADUTTORE, MICHELE ORINI)

A prima vista sembrerebbe che la situazione e la stabilità dell’euro sia, come pochi di noi sostengono, in buona forma.

Contrariamente alle voci allarmiste che ne predicevano la fine, l’euro gode di ottima salute.

In realtà non l’ha mai persa. Da quando Draghi, presidente della Banca Centrale Europea (BCE), dichiarò che avrebbe fatto tutto ciò che fosse stato necessario per salvare l’euro (26/07/12) ad oggi,  l’euro ha aumentato il suo valore di un 10% rispetto al dollaro. Dopotutto, la BCE è disposta a comprare nel mercato secondario buoni del tesoro (a corto termine) degli Stati che ne facciano richiesta. Peraltro è stato creato un fondo comune (European Stability Mechanism, ESM) attraverso il quale la BCE comprerà i buoni del tesoro (a lungo termine) nel mercato primario di quegli Stati che ne facciano richiesta. In fine, sembra che il sistema bancario, regolato dalla BCE, si europeizzi.

Tutto ciò sembra aver rilassato in parte i famosi mercati finanziari, cosicché il celebre spread del debito pubblico spagnolo è diminuito. E c’è un numero crescente di voci che credono che la Spagna possa presto smettere di aver difficoltà ad ottenere soldi in prestito.

Tutti gli indicatori sembrerebbero indicare che lo spazio finanziario sia in ordine o per lo meno che abbia preso il buon cammino. Alcuni si lamentano perché tutti i passi enunciati in questa breve introduzione sono troppo lenti. E non hanno torto. Però almeno qualcosa si sta muovendo in questo spazio finanziario dalla cui salute, ci viene detto, dipende tutto il resto.

Però, nonostante l’euro sia in forma, grazie alle misure indicate in precedenza, l’ Eurozona ha un problema gravissimo. È scivolata, nuovamente, in recessione, con un tasso di disoccupazione elevato che sta generando la maggior agitazione sociale che si sia vista in Europa dalla fine della seconda guerra mondiale ad oggi. Gli scioperi generali o parziali, le manifestazioni e le agitazioni di piazza sono una costante nella vita politica della maggior parte dei paesi della Eurozona. Tale situazione sta creando allarme nelle strutture del potere che governano l’ Eurozona. Il giorno dello sciopero generale in Spagna e Portogallo, e dei movimenti di protesta in Italia, Grecia, Belgio e persino Germania, il commissario europeo alla Politica Economica dichiarava che l’austerità avrebbe dovuto flessibilizzarsi, lasciando ad ogni paese dell’ Euruzona più tempo per raggiungere gli obiettivi fiscali di deficit e debito pubblico inizialmente accordati. Persino in Germania comincia ad insinuarsi il timore  che la gente dei paesi dell’ Eurozona, stanca di tanta austerità per salvare le banche, decida di farla finita con l’euro ed eleggere partiti che vi si ribellano e non accettano più, come sta succedendo adesso, gli ordini del Governo tedesco de della BCE. Il rischio per l’establishment europeo che ciò succeda è molto elevato, e non solo in Grecia o in Portogallo, ma anche in Spagna. Il 30% della popolazione spagnola, percentuale che sta aumentando, sta giungendo alla conclusione che l’euro non sia positivo per il proprio paese.

PERCHÉ L’EUROZONA NON SI STA RIPRENDENDO?

La risposta a questa domanda è facile, anche se il lettore non la potrà leggere sulla maggiorparte dei mezzi di comunicazione. Le economie sono in recessione a causa principalmente della mancanza di domanda di prodotti e servizi, risultato della capacità acquisitiva della popolazione, conseguenza della diminuzione dei salari (e del numero di salariati) e dei tagli alla spesa pubblica, incluso nel settore sociale, e la corrispondente dissoluzione della protezione sociale. Da ciò ne consegue che le politiche neoliberali che si stanno imponendo alla popolazione dei paesi della Eurozona stiano alimentando sempre più la recessione. Mai prima d’ora i paesi dell’Eurozona avevano assistito ad una diminuzione così accentuata e massiva della rendita da lavoro (in percentuale sulla rendita totale). da ciò deriva il gran problema dell’insufficiente domanda che continuerà per molti, molti anni, condannando il collettivo dei paesi dell’Eurozona, e le sue componenti quali la Spagna, alla stagnazione economica, con un altissimo tasso di disoccupazione. E ciò è chiarissimo.

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